Resistenza ucraina: breve storia di un conflitto

4 Marzo 2022
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Ormai è guerra in Ucraina e quando comincia una guerra tutto può cambiare; è difficile prevedere come finirà.

Lo scorso 24 febbraio l’esercito russo ha dato il via ad un’operazione su larga scala per invadere il territorio ucraino.

Motivando il tutto come operazione di difesa delle repubbliche autonome e autoproclamate di Donetsk e Lugansk, pacificazione e denazificazione dell’Ucraina. Tralasciando quel che è stato detto sono molte in realtà le cose mistificate. Quelle che sono dietro alla realtà semplicistica che talvolta viene raccontata da uno schieramento o l’altro.

Proviamo ora ad usare una lente geopolitica per provare a capire obiettivi, interessi e strategie.

Per farlo bisogna spogliarsi però dei filtri che sono solamente politici, ideologici e in parte economici. Individuiamo le potenze che sono in gioco, a partire da quello che fino ad oggi è stato un impero e che da ora dovrà capire cosa fare del suo futuro, gli Stati Uniti, e da chi invece un impero lo si è sempre creduto, anche da quando ha smesso di esserlo mantenendo queste velleità, la Russia.

In questo campo l’Ucraina ha svolto negli ultimi anni un ruolo fondamentale come tutto l’est Europa

Dalla dissoluzione dell’Urss, l’Alleanza atlantica (Nato) è cresciuta sfondando il muro della Cortina di ferro per applicare la tattica, oramai classica e tipica in funzione antirussa, del contenimento. Allargandosi verso est, con l’ingresso in particolare di Romania, Polonia e dei Baltici (Lituania, Lettonia ed Estonia) si è arrivati a cingere l’area d’influenza di Mosca e a toccare i suoi confini.

Con la dimostrazione d’interesse verso la Nato della Georgia e dell’Ucraina, la Russia sentendosi ancora più accerchiata ha reagito

e lo ha fatto proprio con la Georgia nel 2008 invadendo e terminando la guerra in 9 giorni. Il movente erano due provincie georgiane, l’Abkazia e l’Ossezia del sud, che reclamavano la loro autonomia in ragione del loro essere filorussi. Sostanzialmente la stessa situazione che si ripropone oggi in Ucraina con il Donbass (Donetsk e Lugansk), ma su scale diverse. Ora la Russia vuole porre definitivamente fine a tutti questi schieramenti occidentali in questi Stati.

Di fronte alle tragedie che vediamo ogni giorno, tutte queste ad occhi comuni sembrano sciocchezze utili solo a creare vittime e tragedie e ci poniamo delle domande:

Perché gli Usa hanno voluto continuare con il contenimento della Russia, usando anche la Nato e vedendo che Mosca era ormai una potenza declinante? Perché la Russia è arrivata a far scoppiare una guerra creando distruzione e correndo anche rischi per la sua sopravvivenza? L’Ucraina è così importante da doverla conquistare, uccidendo migliaia di innocenti in ogni fronte?

https://it.m.wikipedia.org/wiki/Ucraina#/media/File%3AUkraine_map_(disputed_territory).png

La risposta alla prima domanda è semplice: a causa dell’Europa.

Nonostante oggi la regione d’interesse prioritaria sia l’Indo-pacifico, dove agisce il principale attore che contende il primato agli Stati Uniti, ovvero la Cina, l’area di fondamentale importanza rimane l’Europa. Vuoi per capacità delle sue popolazioni, per la sua storia, per la centralità geografica di alcune aree, per la sua economia pressoché stabile. Per essere brevi, chi controlla l’Europa è destinato ad essere la prima potenza, a “dominare” il mondo.

Gli Usa hanno sempre inteso tenere la Russia lontana dal controllo dell’Europa o da qualsiasi influenza eccessiva su di essa.

La Nato era uno degli strumenti giusti di deterrenza e provocazione utilizzato sin da quando sul finire degli anni 2000 Georgia e Ucraina hanno avanzato corteggiamenti verso il Patto atlantico. Nel 2014 le rivolte di piazza Maidan, il cambio di regime da filorusso a filoccidentale e l’annessione russa della Crimea hanno fatto precipitare gli eventi. Ciò ha fatto crescere lentamente negli anni il nazionalismo ucraino, con l’opportunità per americani ed alleati europei di chiudere definitivamente la Russia oltre i suoi confini. Non è stata forse però ben considerata la reazione del Cremlino. Partendo dal presupposto che si parla comunque di una delle prime potenze militari al mondo e di categoria diversa dalle altre, quella nucleare.

La Russia dal canto suo è arrivata ad un’invasione per certi versi inaspettata; o comunque attesa ma non in certe modalità e tempi.

Fino a poche settimane o mesi fa molti analisti rispondevano coerentemente che un’invasione dell’Orso russo era possibile, ma comunque poco probabile. Le motivazioni che bisogna andare a scovare sono sempre quelle dello spazio d’influenza minimo che il Cremlino pretendeva in Europa. Russia accerchiata dalle sanzioni europee che continuavano da circa otto anni, le politiche di blocco d’investimento (vedi il gasdotto Nordstream 2 che avrebbe consentito maggiore trasporto di gas nella parte nordeuropea come la Germania), ma soprattutto il fattore di accerchiamento militare.

Un’ingresso Nato dell’Ucraina, così come è stato per la Georgia non sarebbe mai stato concesso.

La Nato in est Europa ha già una base missilistica in Romania a Deveselu. Un’altra è in costruzione in Polonia affacciata sul Mar Baltico, a pochi chilometri dall’exclave russo di Kalinigrad. Senza ricordare poi le migliaia di militari dell’alleanza che erano già stanziati in quei paesi e che ora dall’inizio del conflitto non si contano neanche più. Il rischio di avere una situazione del genere con missili puntati su Rostov, Mosca o San Pietroburgo e militari a stelle e strisce in quella che era la repubblica sovietica più importante dell’Unione dopo quella russa era un rischio inconcepibile e di vitale importanza, letteralmente. Con ciò abbiamo risposto anche al terzo quesito che ci siamo posti prima.

Sicuramente un errore tattico Washington lo ha commesso.

Da un lato c’era la volontà di rassicurare l’opinione pubblica interna; quella delle due coste completamente estranea alla storia attuale e quella negli Stati interni stufa di combattere per un impero di cui on si vedono più i benefici. Dall’altro si voleva far capire ai russi che la volontà di non considerare l’Ucraina realmente occidentale c’era. La soluzione trovata è stata quella di comunicare che non si sarebbero mai e poi mai inviate truppe per difendere Kiev, e che non c’era intenzione di versare sangue americano.

Questo però ha sortito l’effetto di far considerare all’Armata rossa “campo libero”, sempre a meno di un ingresso del Paese nell’Alleanza.

Falliti i vari negoziati, valutata la situazione delle due provincie autonome il Cremlino ha avuto davanti una situazione difficilmente replicabile nel breve. Putin ha riconosciuto le repubbliche del Donbass e invaso, nonostante gli apparati statali non fossero del tutto d’accordo. Rischiare di ritrovarsi scenari differenti e svantaggiosi in futuro non è stato per lui accettabile. Probabilmente applicare la politica delle “porte aperte” a tutti e sempre nella Nato non è stata una tattica così giusta, considerando che l’Ucraina non avrebbe davvero comportato ad oggi un terreno così rilevante.

Dal punto di vista militare è ormai ovvio che l’Armata rossa ha sottovalutato la capacità di resistenza ucraina

Ha trovato un nemico non più impreparato come in Crimea otto anni prima. Stanziati nelle settimane prima 130 mila uomini lungo il confine (aumentati fino a circa 200) non era facile, ma secondo loro era bastevole di prendere l’intera Ucraina in breve. Probabilmente anche questo è stato un fattore che ha fatto riflettere Putin e lo ha fatto agire: la difficoltà di stanziare e mantenere un esercito del genere in questo territorio.

Certamente le possibilità di attacco russe, come dichiarato da più esperti nei giorni precedenti, erano su tre fronti: dal Donbass e dall’intero confine diretto, dalla Bielorussia in direzione Kiev e da Crimea e Mar Nero con la potenza marittima in direzione Odessa. La decisione è ricaduta su tutte e tre le vie in contemporanea.

Nonostante la potenza e la capacità russe l’obiettivo non è stato per ora raggiunto.

Sicuramente da un punto di vista logistico e tattico l’esercito del Cremlino ha mal gestito l’attacco. Anche come detto a causa delle capacità ucraine inaspettate, e per via di tutti gli altri fattori in gioco: tempismo, opinione pubblica internazionale, sanzioni, morfologia dei luoghi di combattimento.

Ora quello che osserviamo sono dei primi tentativi di negoziati, che si spera siano risolutivi, ma non tutti ancora ci credono.

Per la Russia l’obiettivo minimo è la neutralizzazione dell’Ucraina, con il divieto d’ingresso Nato (al più quello in Ue); un secondo obiettivo è quello territoriale con la conquista, oltre che di Donetsk e Lugansk, del porto e la città di Mariupol così da avere un corridoio che colleghi Donbass e Crimea; e in ultimo, non per rilevanza, sarebbe ottimale una svolta con cambio di regime.

Nella realtà è difficile però che gli Usa possano solo rimanere a guardare

Sanzioni a parte, già si sta notando il massiccio intervento di finanziamenti e armi consegnate a Kiev, non solo d Washington ma da molti Stati europei. L’opinione pubblica internazionale e vari equilibri in gioco saranno fondamentali. Già è stato notato il massiccio riarmo della Germania, che spaventa molti considerando che il popolo tedesco armato è sempre stato scomodo agli americani per il controllo del continente. Allo stesso modo c’è Pechino che osserva da “mediatore interessato”, considerando che per la Cina l’obiettivo territoriale primario rimane Taiwan, ritenuta la ventunesima provincia cinese. A quel punto sarebbe davvero un conflitto internazionale.

Concludendo la nostra analisi geopolitica meramente tecnica fino ad ora, va ribadito che l’aggressore è la Russia, che per questo va condannata

Le tragedie che osserviamo più spesso in occidente toccano nel profondo. Le persone stanno morendo, militari e civili. Da giovani un pensiero lo rivolgiamo a quei ragazzi che forse non avranno mai un futuro davanti a loro. A quei bambini che sono stati privati della vita, l’unica cosa che dovevano avere. Questa guerra ci ha aperto gli occhi, nonostante ogni giorno, sempre, in tutto il mondo ci sono guerre e morti. Non chiudiamoli più pensando che basta essere nei nostri giorni per non tollerare questi conflitti, perché la follia è sempre dietro l’angolo, la bestialità umana attende sempre.

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Una cosa è certa oggi: Mariupol non deve cadere, Charkiv deve resistere, Odessa va difesa, Kiev non può crollare.

Slava Ukraini!

Gloria all’Ucraina!

Di Marco Belardinelli