Politiche a confronto – Giovani Democratici Valle d’Aosta

11 Settembre 2017
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Nell’edizione di questa settimana de “La Valigia” vi proponiamo il contributo inviatoci dai compagni della Valle d’Aosta in occasione della Festa Regionale dei Giovani Democratici Marche, tenutasi a Pesaro il 26 Agosto. Le tante difficoltà, legate a un territorio fedele ai principi di autogoverno e autonomia poco legato alle dinamiche nazionali, non hanno affievolito la volontà di giovani ragazzi di incontrarsi per confrontarsi e fare formazione sui principali temi dei giorni d’oggi. Un grazie particolare al segretario dei Giovani Democratici Valle D’Aosta, Matteo Pellicciotta,per la collaborazione! Buona lettura!

 

Parlare dei Giovani Democratici della Valle d’Aosta e della nostra attività politica significa raccontare in primo luogo il territorio in cui viviamo.

Nonostante la Valle d’Aosta sia la regione più piccola d’Italia, sia da un punto di vista geografico che per popolazione, il suo essere terra di confine e di passaggio, con una forte identità territoriale e caratteristiche molto diverse da quella delle altre regioni della Penisola, prima fra tutte il bilinguismo, ha fatto sì che nel tempo si sviluppassero caratteri assai particolari nel concepire la politica e l’amministrazione regionale. Autonomia e autogoverno non sono semplicemente due caratteristiche sancite dalla nostra Costituzione, ma sono due valori politici che trasversalmente si ritrovano nella stragrande maggioranza dei partiti e movimenti. Tutto ciò che arriva da fuori Valle non viene visto di buon occhio, la politica nazionale non interessa per nulla, o molto poco, e i partiti nazionali interessano ancora meno. Quando, quindi, ormai due anni fa ci siamo ritrovati in pochi amici iscritti o vicini al Partito Democratico per valori e idee e abbiamo deciso che fosse il momento anche per la Valle d’Aosta di avere la propria federazione dei GD, ci siamo trovati di fronte un terreno politico già saturo di movimenti regionali e autonomisti e delle loro giovanili, un terreno in cui, come si diceva, i partiti nazionali erano, e sono, relegati ai margini del grande agone amministrativo, spesso sottorappresentati o nemmeno presenti nei vari consigli. Sia ben chiaro: chiunque voglia amministrare deve per forza di cose venire a patti con questi partiti che da decenni ormai sono i veri protagonisti nel nostro territorio, raccogliendo, nel caso del partito di maggioranza relativa, l’Union Valdotaine, più del 30% dei consensi ad ogni tornata elettorale. Vista la resistenza ai partiti nazionali e la forza e il radicamento di questi movimenti, potete immaginare voi tutti quanto fosse per noi difficile cercare di ritagliarci uno spazio in cui far sentire la nostra voce.

A distanza di due anni da allora, siamo fieri di poter affermare di esserci riusciti e di aver trovato il nostro ruolo nel delicato mondo della politica valdostana.

Fin da subito ci fu ben chiaro che il nostro maggior problema sarebbe stato il numero di iscritti e che ciò avrebbe comportato delle scelte obbligate nelle nostre attività; certo, è un problema che ogni territorio ha in una certa misura, ma nel nostro territorio il tutto è aggravato essenzialmente da tre fattori: il primo, come si diceva, la capillarità e la radicazione dei partiti autonomisti, nei quali spesso i giovani militano anche per tradizione familiare e ai quali sono quindi legati a doppio filo; il secondo, il ridotto numero di abitanti e di giovani; il terzo, il fatto che moltissimi ragazzi e ragazze scelgono di lasciare la nostra regione per frequentare l’Università altrove. Tutti questi fattori sommati insieme, riducono di molto le possibilità di trovare sempre nuovi iscritti e ancora di più militanti attivi, che siano presenti e disponibili sempre sul territorio. Ciononostante, in questi anni la giovanile ha mantenuto un trend di continua crescita, in particolare attirando i giovanissimi che frequentano gli ultimi anni di liceo, fatto che ci ha permesso di creare un circolo tematico a loro dedicato e di avere dei rappresentanti nelle principali istituzioni scolastiche e nella Consulta regionale. La limitatezza dei nostri numeri, se da un lato ci ha impedito di organizzare attività capillari sul territorio e portate avanti in contemporanea in diversi punti della regione, ci ha spinti d’altra parte ha trovare delle soluzioni alternative per portare avanti la nostra azione politica.

La presenza di partiti gestiti alla stregua di aziende famigliari ha fatto sì che la politica venisse avvertita come qualcosa estremamente vicina per la facilità con cui ogni abitante può vantare conoscenze e parentele con i politici di turno, ma anche estremamente riservata a chi di politica si occupa, portando, fondamentalmente, ad un disinteresse per le “cose della politica” e una diffusa disinformazione, sia sulle politiche nazionale che su quelle regionali. Da subito ci siamo posti, quindi, come obiettivo fondamentale, quello di informare, di organizzare momenti di formazione di dialogo gestiti da noi o con l’aiuto di ospiti. Se dovessimo indicare una delle nostre parolechiave è, dunque, sicuramente formazione, da un lato interna e riservata alla crescita dei nostri iscritti, fondamentale, dall’altro esterna e aperta a tutti. Questa attenzione alla formazione e informazione ha fatto sì che venissimo sempre di più considerati come punto di riferimento e di dialogo ogniqualvolta si dovesse trattare un tema delicato, dai referendum, all’immigrazione, alle riforme e infine all’Europa. Proprio sfruttando il tema dell’Europa, siamo riusciti a far riunire intorno ad uno stesso tavolo per la prima volta rappresentanti di diverse forze politiche, giovanili e non, per discutere di quale sia il ruolo dei giovani e dei giovani valdostani in particolare nell’Europa del domani. Da questa esperienza i partecipanti hanno deciso di comune accordo ma sotto la nostra egida di organizzare diversi altri momenti comuni di dialogo e di provare a proporre insieme un documento che possa essere portato avanti da una fetta della popolazione più larga possibile. D’altra parte, proprio per questo nostra vocazione formativa, convinti che per rappresentare davvero e formare bisogna in primo luogo e soprattutto essere chiari su quali siano le nostre idee e i nostri valori, non abbiamo mai esitato ad esporci pubblicamente su temi anche caldi, andando contro anche a fette del nostro stesso partito e dialogando con parti del tessuto sociale con cui da anni il nostro Partito regionale ha rotto i legami. La rottura di questi legami da parte del PD, coniugata alla già citata difficoltà al radicamento dei partiti nazionali nel nostro territorio, l’emorragia di iscritti degli ultimi anni fuori dal nostro partito non ci ha di certo facilitato le cose, sia da un punto di vista economico che di organizzazione. Tuttavia, in un certo senso queste difficoltà ci hanno portato rapidamente a porci come interlocutori e a tentare di ridare slancio al centrosinistra valdostano: i numeri degli iscritti e la partecipazione alle nostre attività ci sta dando ragione.

Come avete capito da queste poche righe, militare in Valle d’Aosta è una continua lotta alla sopravvivenza e al ridare slancio ad una realtà politica che sempre di più è concentrare sulle proprie dinamiche interne e sempre meno è aperta all’esterno. L’apertura come contraltare alla gelosa difesa dell’autonomia e alla conseguente chiusura su stessi potrebbe essere definita la nostra seconda mission: il ricordare che fuori dalla Valle d’Aosta c’è un modo di cui essa è parte e con cui si dovrebbe dialogare, pena la totale esclusione e la totale ininfluenza nelle cose del mondo. Come? Cercando di svecchiare un modo di pensare vecchio e molto chiuso, in cui osare è peccato e le novità sono viste con disprezzo. Noi stessi, all’inizio, eravamo avvertiti come corpo estraneo che sarebbe stato mangiato dal sistema: siamo ancora qui e lavoriamo ancora. E i prossimi mesi ci vedranno attivi su più fronti: Università, lavoro, elezioni, per portare la nostra idea di Valle d’Aosta in Valle d’Aosta.