POLITICHE A CONFRONTO-GIOVANI DEMOCRATICI EMILIA ROMAGNA

11 Dicembre 2017
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Cittadinanza attiva: i Giovani Democratici Bologna e il progetto No Tag

Una mattina qualsiasi gli abitanti di via sant’Isaia, nel centro di Bologna, si sono alzati e hanno trovato un’amara sorpresa ad attenderli sulla porta di casa: i portici della strada, quei portici che da sempre distinguono la città, erano stati imbrattati in più punti di scritte inneggianti al Duce e al fascismo: croci celtiche, qualche svastica, insulti alle temibilissime zecche rosse e agli immigrati che, arrivando in Italia, ci portano via il lavoro. Insomma, quelle scritte erano un vero e proprio capolavoro d’imbecillità.
Lo stereotipo del writer non è più il ragazzino incappucciato che, bomboletta alla mano, imbratta le pareti dei palazzi. Non è più così, almeno a Bologna, dopo le ultime vicende accadute in via sant’Isaia: in questo caso, i writer erano due pensionati, marito e moglie, sopra i sessant’anni. Un altro elemento che desta preoccupazione, un altro indizio della recente rinascita di pericolosi sentimenti neofascisti. Per fortuna, però, che ci sono i volontari del progetto No Tag. Il gruppo di cui faccio parte, il gruppo del quartiere san Donato-san Vitale, è un gruppo che si sta costituendo in queste settimane. Siamo un mix alquanto variegato di studenti e studentesse, qualche lavoratore, alcuni residenti del quartiere che hanno a cuore la cura dei beni comuni e, soprattutto, la bellezza dei luoghi in cui vivono.
Ci sono squadre che, al contrario, sono attive da diversi anni, come quella del quartiere Saragozza, di cui fa parte Francesco Massarenti, segretario provinciale GD. Sono proprio i volontari di Saragozza che ci hanno coinvolto nella ripulitura dei muri di via sant’Isaia: si può dire che è stato il primo intervento sul campo dei volontari di san Donato. La nostra squadra era affiancata da alcuni volontari più anziani del team Saragozza, che ci hanno dato consigli su come usare il rimotore per cancellare le scritte fasciste. Nel giro di un pomeriggio, siamo riusciti a intervenire sull’intera via,ripulendo le tracce lasciate dai due vandali.
Il progetto No Tag è un progetto cui i Giovani Democratici di Bologna credono fortemente: occorre precisare, però, che è un progetto senza bandiere e senza simboli di partito. È un’attività rivolta all’intera cittadinanza, a chiunque senta l’esigenza di restituire qualcosa alla città che tanto gli ha trasmesso. I volontari No Tag non sono militanti, ma sono semplicemente persone che mettono a disposizione il proprio tempo libero per l’intera comunità.
Non siamo gli unici a credere in questo progetto: in primis, occorre sicuramente sottolineare come sia fondamentale il contributo delle istituzioni del territorio, dai quartieri al Comune, sia da un punto di vista organizzativo che da un punto di vista economico. Vernici e pennelli hanno un loro costo che, chiaramente, non può ricadere sulle spalle dei volontari. Non si tratta però dell’unico aspetto di cui occorre tener conto. Per avviare il progetto No Tag in una nuova area è necessaria qualche settimana di lavoro preparatorio: le stesse istituzioni locali danno un aiuto imprescindibile per mappare le strade della zona, che sono state vittima di raid vandalici, e individuare quelle su cui intervenire. È necessario poi prendere contatti con gli abitanti. I gruppi più esperti di volontari,
spesso, provvedono in proprio ad avvisare i condomini. Il nostro gruppo, che invece si è costituito di recente, riceve per questi aspetti un supporto fondamentale da parte delle istituzioni del quartiere. Bisogna mantenere un dialogo costante con gli uffici, con i consiglieri e il Presidente di per curare tutti gli aspetti burocratici. Per concludere, chiaramente, è necessario costituire un primo gruppo di volontari da cui far partire l’attività, un nocciolo duro di persone che muoveranno i primi passi: probabilmente, è questa la parte più difficile, ma vi posso assicurare che è anche quella più bella ed entusiasmante.
In molti mi chiedono se questo progetto possa essere esportato al di fuori delle mura di Bologna.
Personalmente, credo che ipotizzare un progetto simile in altre città non sia di per sé un’idea irrealizzabile. Bologna è una città medio-grande, divisa in quartieri, un’unità amministrativa a metà strada fra il Comune e il cittadino. Ci sono altre città che hanno una divisione amministrativa simile (penso a Roma coi suoi Municipi), altre ancora che invece non ce l’hanno. Occorre individuare, quindi, il corretto interlocutore istituzionale con cui avviare il dialogo. Dopodichè, bisogna valutare anche quali siano le particolarità della città: si vuole partire dal centro storico? Ci sono palazzi sottoposti a particolari vincoli di tutela? Oppure si vuole intervenire nelle periferie, dove c’è anche più bisogno, per ripulire la facciata di un condominio anni ’60? Tutte queste riflessioni vanno compiute prima di avviare il progetto, ma non perdetevi d’animo, e soprattutto non dimenticate l’aspetto più importante: quello di non creare un gruppo chiuso e coinvolgere tutte, ma davvero tutte, le associazioni e le persone di buona volontà.

PS: ci terrei davvero a ringraziare la Federazione GD delle Marche per avermi dato l’opportunità di scrivere questo articolo, avendo cominciato a muovere i primi passi proprio in questa Federazione, nel lontano 2009, a partire dal circolo GD Camerino e dalla direzione regionale GD. Lo studio prima e il lavoro poi mi hanno portato (non troppo) lontano, ma questa terra come sempre rimane nel cuore!

Enrico Verdolini
Responsabile Scuola e Università GD Emilia Romagna – coordinatore GD san Donato (Bologna)