Musei: ripartenza e non ripetizione

31 Agosto 2020
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L’avvento della corrente emergenza sanitaria ancora una volta ci porta a dover ammettere i deficit di una globalizzazione tanto inarrestabile quanto refrattaria ad ogni controllo. A prescindere dai disastrosamente evidenti effetti politico-finanziari avuti sul Paese, tuttavia, non possiamo non rivolgere lo sguardo anche ai nostri musei. Quello museale, infatti, è un settore che in Italia ha l’indubbio potenziale per divenire uno dei motori di una ripartenza che non deve necessariamente essere sinonimo di blanda ripetizione. 

Musei: una insostituibile necessità

“i 358 musei e siti archeologici statali, di cui 32 autonomi, oggi danno lavoro a 117 mila addetti, sono visitati ogni anno da 53 milioni di persone, generano 27 miliardi di euro (l’1,6% del PIL) e producono ricavi per 278 milioni di euro.” 

(da ilsole24ore.com7 ottobre 2019) 

In un Paese come l’Italia, il quale malgrado un’accesa concorrenza può tuttora vantare il maggior numero di beni riconosciuti quali patrimoni dell’umanità dall’UNESCO, l’importanza socio-culturale dei musei può essere intuita anche dai non addetti ai lavori. Tale ruolo, interpretato a livello economico ed inquadrato all’interno di un contesto internazionale, può tuttavia far pensare ad una concreta possibilità per i musei italiani di ottenere risultati migliori di quelli ad oggi raggiunti. 

“nel 2016 i musei hanno contribuito con 50 miliardi di dollari presso il PIL statunitense, creando oltre 726,000 posti di lavoro e producendo circa 16 miliardi di dollari di indotto. Essi hanno inoltre versato alle casse statali circa 12 miliardi di dollari in tasse locali e federali.” 

(Da “Museums as Economic Engines” su oxfordeconomics.com) 

Musei: la rivoluzione passa per un clic

Una capillare e sempre più invasiva digitalizzazione che va coinvolgendo pressoché ogni ambito della vita economica e sociale dei cittadini. Tale sviluppo può essere, in maniera alquanto retrograda, considerato una minaccia capace di ledere anche la produttività dei nostri musei. Tuttavia, fenomeni come il turismo “mordi e fuggi” e la diffusione degli “smartbox” non possono e non devono essere ignorati. Queste inedite e complesse forme del turismo 2.0 possono divenire infatti con relativa facilità potenti strumenti al servizio di una macchina produttiva la quale necessita al più presto di scegliere il futuro anziché l’oblio. 

“Le potenzialità dell’applicazione di tecnologie innovative alla indispensabile revisione dei racconti connessi alle collezioni museali e alla necessaria revisione radicale degli allestimenti sono innumerevoli.” 

(dall’introduzione al “Piano Triennale per la Digitalizzazione e l’Innovazione dei Musei” del MIBACT, Agosto 2019) 

Gli Uffizi ed il caso Ferragni

“una sorta di divinità contemporanea nell’era dei social” 

(Il social management della Galleria degli Uffizi in riferimento a Chiara Ferragni, Instagram, 17 Lug 2020) 

Come molti ancora stentano a capire, i canoni che regolano la vita sociale sul web sono molto differenti rispetto a quelli osservabili in quella reale. Indubitabile dimostrazione del fatto sono state le conseguenze della tempesta mediatica scatenata dalle dichiarazioni fatte dal social management della Galleria degli Uffizi. In un post apparso a Luglio sul profilo Instagram della Galleria la web star viene infatti paragonata alla Venere di Sandro Botticelli quale epocale modello di bellezza. Una successiva bagarre mediatica ha coinvolto accaniti rivoluzionari e fustigatori della superficialità dei “giovani d’oggi”. Questo sproporzionato dibattito, oltre ad aumentare la già elevata esposizione della blogger sui social ha pubblicizzato il museo fiorentino in maniera sottile ma alquanto efficace. 

Dal Canova a Pompei: questo 2020 fa tremare anche i musei

“un cinquantenne di Aistersheim, alcuni giorni fa si era sdraiato a fianco di ‘Paolina Borghese’ e dopo la foto si è alzato urtando con il proprio piede quello della statua in gesso, rendendolo monco dell’alluce e parte di altre due dita. Poi, facendo finta di nulla si è allontanato.” 

(Da “La Repubblica”, 4 Agosto 2020) 

Un altro grave problema con il quale i musei italiani hanno dovuto da sempre misurarsi è legato non a sovrintendenze retrograde od a governi poco attenti. Si tratta, infatti, della maleducazione e della viltà di alcuni cittadini e turisti, lanciati alla ricerca di una cultura la quale non sono preparati a contemplare. Per quanto tempo dovremo osservare “turisti” approcciarsi a reliquie secolari od anche millenarie con l’atteggiamento tipico di un primate da poco inserito in un habitat sconosciuto? A tal proposito diviene indispensabile la centralità di temi, quali la tutela di musei e parchi archeologici, all’interno dei dibattiti pubblici a livello nazionale e comunitario. Necessarie potrebbero inoltre essere opere di sensibilizzazione volte a far comprendere alla popolazione il vero valore di determinati siti o strutture.

“In seguito all’irresponsabile gesto della giovane turista salita sul tetto delle Terme Centrali di Pompei per scattare alcune foto personali, (..) la Direzione del Parco Archeologico di Pompei (..) sottolinea che l’accesso alla coperture delle Terme è interdetto al pubblico (..) Questo atto deplorevole invita ancor di più a rispettare le norme generali di visita al sito”. 

(La Direzione del Parco Archeologico di Pompei in una nota, 16 Agosto 2020) 

L’eterno cammino dei nostri “Monument Men”

“Nel 1939 (Pasquale Rotondi), nominato Soprintendente alle Gallerie e alle Opere d’Arte delle Marche, fu incaricato dal Ministro dell’Educazione Nazionale Giuseppe Bottai di individuare, trasportare e custodire in un luogo sicuro un cospicuo numero di opere d’arte per proteggerle dai rischi della guerra imminente. Tale operazione di salvataggio permise di salvaguardare da distruzioni e razzie quello che fu dal Rotondi stesso definito “il raggruppamento di opere d’arte più importante mai realizzato al mondo”.” 

(da Wikipedia.org) 

I nefandi atti compiuti negli ultimi anni ai danni dei musei italiani dovrebbero convincere l’intera popolazione ad attivarsi per tutelare luoghi ed oggetti che sono anche fondamento della memoria e della cultura comunitaria. A tal fine sarebbe opportuno che ognuno di noi si faccia promotore di un turismo più “smart”, che si arricchisca e responsabilizzi anche sfruttando il facile accesso alla più grande raccolta del sapere umano mai sviluppata. 

“L’edizione 2019 delle Giornate Fai d’Autunno è dedicata a Leopardi – dichiara Manuela Francesca Panini, capo delegato della delegazione Fai di Ancona – e si potrà visitare l’Orto sul Colle dell’Infinito, il primo Bene Fai delle Marche. Siamo orgogliosi di avere un Bene in questa magnifica regione.” 

(Da Centropagina.it, 12 Ottobre 2019)