USA, un Paese di contraddizioni

1 Giugno 2020
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Quando parliamo degli USA, United State of America, il primo pensiero va a quello che per tanti anni è stato il Sogno Americano. Da sempre vengono visti come la terra delle opportunità, la patria della democrazia e il massimo difensore della libertà. Esportatori per eccellenza di Democrazia in giro per il mondo e grande potenza economica. Insomma, se in parte possiamo dire che gli Stati Uniti d’America sono questo, anzi direi: anche questo. Perché dietro a tutto ciò che ci sembra essere, dietro all’utopica oasi di libertà in un mare di oppressioni, si nascondono delle forti contraddizioni.

Nasci incendiario, muori pompiere

Questo famoso detto, esso stesso una grande contraddizione, si adatta perfettamente a ciò che sto scrivendo. Se pensiamo all’origine di questa “maestosa” nazione, uno dei principi cardini e fondante è stato il ferreo anti-imperialismo. Del resto, avevano appena conquistato l’indipendenza da quello che forse era lo stato imperialista per eccellenza. Eppure, con il tempo, essa stessa ha strappato il primato di nazione imperialista per eccellenza. Direi che la politica estera di questo Paese la conosciamo bene tutti quanti e ciò segna una profonda contraddizione con quella che è la sua natura, la sua origine. Ed è quindi incredibile come una nazione che ha lottato per ottenere la propria indipendenza sia andata a privare, magari meno vistosamente, quella di altre nazioni contraddicendosi.

Libertà privata

Non bisogna mai dimenticarsi della storia di un Paese e la storia di questo Paese, il Paese della libertà va ricordata per quello che è. Una libertà privata, di questo si tratta. Le fondamenta del grande edificio che vediamo oggi, sono state costruite con il sangue, il sudore e la schiena di milioni di donne e uomini, considerati allora come oggetti, diversi, neri e per questo non degni di partecipare alla vita umana. Di fatto si è deciso di barattare l’oppressione dei molti con la libertà di pochi. Quella che è stata ed è tutt’ora la terra dell’opportunità, lo è solo per chi può permetterselo. E dunque il fondamento della famosa libertà americana si basa sull’oppressione, sulla schiavitù e sullo sfruttamento di milioni di esseri umani. Si è deciso di rendere la libertà una forma di proprietà privata.

Bianco e nero

Questa forma elitaria di libertà, per nulla eguale e totale, ha formato con il tempo una netta scissione. Bianco e nero. Ecco, oltre alla popolazione si può dire che l’intera storia, l’anima di questa nazione sia bianca e nera. Una perenne contraddizione, un conflitto mai concluso. Un Paese nato per buona parte sullo sfruttamento nei neri da parte di bianchi che con il tempo si è evoluto andando a garantire a tutti pari diritti. Si è divenuti inclusivi e tolleranti. Eppure, gli effetti che quella libertà privata ha avuto sulla cultura, sulla forma mentis di diverse persone non possono essere trascurati. Questa netta distinzione che ha durato per anni e che forse continua a durare, è la più grande contraddizione di questo paese.

Tempi diversi, stessi problemi

Quello a cui stiamo assistendo in questi ultimi giorni è il riaccendersi di una vecchia fiamma. E’ una ferita mai chiusa e che forse non si è nemmeno voluto chiudere definitivamente. Di fatto la più grande forma di contraddizione che si può trovare nella grande America è proprio il razzismo. Il razzismo è un problema trasversale che racchiude in sé la nascita di questa controversa nazione. Sono passati anni da quando la schiavitù in America è stata “ufficialmente” abolita. Una schiavitù che ha contribuito a rendere grande gli Stati Uniti, basata sulla compravendita di esseri umani, principalmente neri, africani. Ma la schiavitù può anche essere stata ufficiosamente abolita, eppure il problema del razzismo da essa generato, non è ancora stato risolto. Cambiano i tempi, ma se un problema lo si scansa e non lo si risolve, prima o poi torna.

Oltre il senso comune

Dunque se si va oltre, al di là, di ciò che può essere l’opinione comune riguardo gli Stati Uniti, ci si rende facilmente conto che non è tutto oro quel che luccica. Nel suo libro Atlante delle crisi mondiali, Sergio Romano ci ridà una perfetta immagine di ciò che sono gli USA. Un quadro fatto di bianchi lucenti e di neri opachi. Romano dice: “Gli Stati Uniti sono una grande democrazia aperta al mondo, spesso straordinariamente generosa. Ma possono anche essere, in molte circostanze, un Paese nazionalista, razzista, percorso da tentazioni autoritarie”. Ecco, credo che questo metta subito in chiaro il punto che in questo articolo si vuole affrontare. L’America non è solo ciò che l’apparenza ha reso un grande sogno. Anzi, alle sue fondamenta, se guardiamo la sua storia, si nascondono vari incubi e mille diverse contraddizioni.

Per una vera libertà

Alla luce di tutto ciò è evidente come dietro al grande sogno americano vi si nasconda una serie di complesse situazioni. Certo, le contraddizioni ci saranno sempre, l’essere umano in se è una contraddizione, forse la più grande. Eppure penso che arrivati al 2020, il razzismo non possa più essere considerato come una contraddizione, come un piccolo problema sociale. Il razzismo è una ferita che va chiusa e per chiuderla bisogna iniziare a lavorare seriamente sull’educazione, sulla cultura e sulla nascita di una vera parità. Una parità che sia totale: niente più bianchi o neri, donne o uomini. Esseri umani. E in quanto tali, se gli Stati Uniti vogliono essere la terra dell’opportunità, garantisca veramente a tutti le stesse opportunità. Forse, oggi, sarebbe ora di abolire quella brutta libertà privata e pensare ad una libertà collettiva.