LA RESISTENZA CONTINUA

25 Aprile 2017
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Il 25 aprile. Come ogni anno ci troviamo a dover celebrare questa festa che, diciamocelo bene fin dall’inizio, interessa a pochi di noi. Si certo forse qualche intellettuale o qualche anziano ancora crede in questa festività ma guardiamoci in faccia, la Festa della Liberazione per noi non è nient’altro che immagini in bianco e nero e ricordi molto lontani dal nostro tempo.
Adesso vi aspetterete tutti la solita filippica sull’importanza del ricordo, su quanto sia stata importante la lotta partigiana al nord e magari rinfrescarvi con qualche data…assolutamente no! L’articolo è mio e ci faccio quello che mi pare.
I più “credenti” di noi andranno a fare la solita “marcetta” intorno ai monumenti della propria città con tanto di banda al seguito che canterà tutte le canzoni della resistenza, alle volte anche polemizzando. Accanto avrete qualche autorità locale che dirà la solita litania manco fosse una liturgia messianica e che vorrebbe essere ovunque tranne che lì. Nel piccolo stuolo di gente troverete qualche anziano, qualcun altro con la bandiera italiana in mano, altri quella di varie associazioni tipo ANPI e altri ancora saranno lì giusto perché si devono far vedere.
Caro lettore, come vedi ogni anno anche per me è difficile parlare del 25 aprile, ogni anno la passione viene meno proprio perché io in primis sto assistendo alla cancellazione della memoria collettiva di questa data. Anche io non sono certo un santo, ho preferito innumerevoli volte le gite fuori porta con amici anziché ricordare cosa fosse successo.
Molte volte mi interrogo anche sul concetto di “Liberazione”. Liberazione da cosa? Dal nazifascimo? Ma se fino a non molto tempo prima eravamo “pappa e ciccia” con l’imbianchino austriaco? Tra le tante definizioni che può assumere la parola “Liberazione” la più sottovalutata ma la più bella secondo me è questa: “Essere libero, sollevato da una sofferenza, un fastidio e simili”.
In America Donald Trump, un fascista, ha vinto le elezioni per il Presidente degli Stati Uniti D’America, in Brasile, un colpo di stato istituzionale, quindi fascista, ha messo a tacere Dilma Rousseff. In Asia Kim Jong-un, un fascista, affama il suo popolo. In Africa Boko Haram, un gruppo fascista, uccide innocenti. In Europa Marine Le Pen, Matteo Salvini, Nigel Farage ecc. – l’innumerevole schiera fascista europea – vuole distruggere l’unica istituzione che ha garantito la pace negli ultimi settant’anni.
Viviamo in tempi bui e sofferenti. Poi però vedi cose che non dovrebbero esistere, dal raduno antirazzista di Pontida, in Italia, alle proteste negli U.S.A., per non parlare della fiera resistenza del popolo curdo sotto attacco dai due volti del fascismo, da quello religioso dell’ISIS a quello laico di Assad, e cominci a dire ma che c***o sta succedendo! Questa è liberazione! Non solo propria dei popoli che la stanno attuando, ma anche nostra, ogni qualvolta assistiamo ad atti di così estremo coraggio, noi, spettatori passivi, veniamo liberati dalle nostre sofferenze, dalle nostre oppressioni.
Il pezzo è quasi finito, manca la chiusa.
Il 25 aprile, perciò, non è una data e nemmeno un ricordo, o per lo meno non solo. La festa della Liberazione è un divenire. È un qualcosa che libera “se stessi”, libera “noi”, e quando un popolo è liberato, l’unico limite è la fantasia. Perciò non pensate solo al 25 aprile come una giornata di festa. Pensatela come ad un percorso che è avvenuto, avviene e avverrà nel tempo e che ci porterà alla nostra continua Liberazione. 

 T.