LA QUOTIDIANITÀ SPEZZATA

6 Novembre 2017
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Una pista ciclabile a Lower Manhattan, New York. Una chiesa battista a Sutherland Spring, Texas. Due giovani dalle storie diverse, il primo emigrato da un ex Repubblica Sovietica, l’altro militare dell’aeronautica in congedo; entrambi accomunati dalla volontà di seminare terrore.
Due attacchi dalle dinamiche diverse; quello che ha colpito la zona simbolo dell’11 settembre somiglia molto agli attentati che hanno caratterizzato l’Europa negli ultimi anni, con un veicolo che percorre a folle velocità un tratto di strada, travolgendo quante più persone incontra sul suo cammino. Uccide tra gli altri 5 amici argentini, in quella che aveva tutta l’aria di essere la più classica delle rimpatriate. Nella Wilson County invece un uomo entra in una chiesa e ferisce a morte i fedeli riuniti in preghiera, alla cieca: muoiono anziani e bambini, compresa la figlia quattordicenne del pastore.
Cosa unisce Melting Pot ad una piccola comunità del sud, e cosa unisce Sayfullo Saipov a Devin Kelley?
Il filo conduttore è il colpire la quotidianità delle persone, colpire i luoghi simbolo della vita di tutti i giorni: assistere ad un concerto metal, passeggiare sulla Promenade des Anglais, fare acquisti sulle Ramblas, correre sulle rive dell’Hudson, pregare la domenica; un istante e la quotidianità viene spezzata, ripetutamente, senza dare nemmeno a chi osserva il tempo di metabolizzare un dolore. Veniamo colpiti quando la nostra guardia è bassa e mentre ci si interroga e si dibatte su cosa e perché è appena accaduto, qualcuno prova a farci piombare di nuovo nella paura, nello sconforto; Con o senza la regia terroristica, un commando o un singolo, al grido “allahu akbar” o in silenzio.
Il compito di mantenere salda la nostra quotidianità, di spezzare il filo dell’odio e del terrore, è della nostra generazione, dei giovani che viaggiano, popolano le piazze, partecipano a manifestazioni culturali. Non bisogna farsi intimorire da chi si vuole vendicare di noi dividendoci e indebolendoci.
E’ altresì doveroso continuare a interrogarsi sull’origine dell’odio che spinge persone diverse a compiere bestialità così simili; per combatterlo, l’odio va prima di tutto capito, vanno comprese le cause e soprattutto trovare la forza di assumersi le responsabilità. Se si cade nella retorica dell’essere sempre e solo vittime ma mai carnefici, non smetteremo mai di essere facile bersaglio di vili attacchi; facciamo tesoro di tutto quello che subiamo.
Rialziamoci, certo, ma riflettiamo. Ricominciamo, ma non chiudiamo gli occhi. Controlliamo gli altri, ma guardiamo anche dentro di noi. E la quotidianità non si spezzerà più.

Massimo Monda
Responsabile lavoro GD Marche