Ius sanguinis, ius soli, ius culturae: “che vuol ch’io faccia del suo latinorum?”

17 Luglio 2017
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Claudio ha 12 anni, frequenta la seconda media di un accogliente borgo dei colli marchigiani. Nella cameretta ha affisso un poster di Messi, il suo grande idolo. Detesta la matematica e da grande vorrebbe fare il gelataio. Hasnaa è sua coetanea e compagna di classe, non ha alcun poster in camera ma è una grande appassionata del duo musicale Benji e Fede. Ancora non sa cosa vorrebbe fare da grande, ma è molto portata per le materie scientifiche.

È sabato pomeriggio. Claudio, Hasnaa e il loro gruppetto di amici vanno al cinema a vedere l’ultimo film della Marvel, Spider-Man: Homecoming. Anche Peter Parker, l’Uomo Ragno protagonista del film, è un ragazzino che frequenta una scuola e che vive le loro stesse ansie e spensieratezze con la sua compagnia: la sua prima cotta, Liz, è una ragazza di colore. Il suo migliore amico, Ned, ha tratti somatici orientali. Il bulletto di turno, Flash, è probabilmente di origini sudamericane. A nessuno importa, nessuno ne parla, nessuno pare farci caso. Sono tutti compagni di scuola, son tutti nati e cresciuti nello stesso tessuto culturale, sono tutti americani. Un po’, appunto, come Claudio e Hasnaa. Tranne che per la piccola, immensa, differenza che Claudio è riconosciuto come cittadino dallo Stato Italiano mentre Hasnaa dovrà, eventualmente, attendere i 18 anni d’età compiuti per accedere ad una limitatissima finestra temporale in cui le sarà possibile avviare il bizantino iter burocratico per accedere agli stessi diritti (e doveri) del suo amico. Paradossi all’italiana. E pensare che sono nati pure nello stesso ospedale! Solo che Claudio ha avuto la fortuna di essere stato concepito da genitori italiani, Hasnaa invece è figlia di una coppia di commercianti marocchini. “Ius Sanguinis”, lo chiamano quelli bravi. “Diritto di sangue”, per noi comuni mortali che non ricordiamo nulla o quasi del latino studiato al Liceo. Ovvero, diritti ereditati per via sanguigna. Sembrerebbe una roba da Game of Thrones, invece è l’Italia del 2017. Quando si parla di introdurre lo “Ius Soli”, altro latinorum che si può tradurre maccheronicamente in “diritto di suolo”, dunque si sta semplicemente tentando di superare questo vetusto e illogico meccanismo basandosi sul modello americano. Sei nato in Italia? Sei italiano. Anzi, in realtà sarebbe troppo semplice, immediato e di buon senso. Pertanto, esattamente come accaduto con i matrimoni gay che, nei meandri del transatlantico parlamentare, sono diventati unioni civili senza possibilità di adottare, anche la legge in discussione in queste settimane in parlamento non è propriamente lo “Ius Soli”, termine che viene utilizzato per semplificazione comunicativa, ma il cosiddetto “Ius Soli temperato”, accompagnato dallo “Ius Culturae” (stavolta lasciamo la traduzione alla fantasia del lettore). Dunque, nel caso entrasse in vigore questa legge fortemente voluta dal Partito Democratico, Hasnaa non sarebbe automaticamente cittadina italiana ma dovrebbe rispondere a dei criteri notevolmente semplificati: almeno uno dei due genitori titolare di permesso di soggiorno regolare e residente in Italia da almeno cinque anni, disponibilità di un reddito minimo non inferiore all’importo dell’assegno sociale annuo, disponibilità di un alloggio, superamento di un test di lingua italiana (e non sarebbe male estendere quest’ultimo criterio anche a chi è già cittadino italiano). In alternativa, sarà comunque possibile far domanda dopo aver superato un ciclo scolastico continuativo di almeno cinque anni. Culturae, appunto. Bizantinismi, dunque. Perché in Italia è impossibile fare passi avanti senza lasciare almeno un pizzico, una traccia di complicazione. Ma resta innegabile che un passo avanti, per quanto contenuto, sia comunque una conquista che va supportata con tutte le proprie forze. Specie quando si parla di diritti basilari. Specie quando si parla di bambini. Ius Omnium.

PS durante la stesura di questo pezzo, leggo in qualche agenzia che Enrico Costa (chi?) di Alleanza Popolare, Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, minaccia di dimettersi se il Governo dovesse porre la questione di fiducia sulla legge relativa allo Ius Soli. Siamo pronti a perdere il fondamentale apporto di questo noto Ministro? Direi che l’unica risposta possibile è… Enrico, stai sereno.
David Piccinini