Classe Democratica, il racconto di un percorso!

11 Aprile 2016
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Domenica sera, tornata poco fa da Roma.

Un viaggio interminabile in autobus e poche ore di sonno mi stanno facendo accusare particolare stanchezza, ma provo comunque a buttare giù due righe su questa scuola di formazione del Partito Democratico, nota anche negli ambienti social come Classedem. Circa trecentoottanta under 35 provenienti da tutta Italia, di cui sedici marchigiani.

Per cinque week end tra febbraio e aprile sono, siamo, tornati sui banchi di una classe con docenti particolari: ministri, parlamentari, imprenditori, professori universitari.

Solo alcuni nomi: Cuperlo, Veltroni, Boschi, Bray, Madia, Reichlin, Orlando, Martina, Orfini, Bellanova, Manes, Gualtieri, Macaluso Ma non voglio approfittare di questo spazio per fare il riassuntino dei lori interventi, se ne trovano molti sparsi per il web, così come è possibile riguardare i video di tutte le lezioni. Mi limiterò a fare alcune considerazioni personali.

Il primo pensiero è che ne è valsa la pena.

Nonostante tornassi ogni volta più esaurita, perché nonostante il venerdì sera dormi poco a causa della sveglia che suona presto e però che fai “è venerdì sera, non esci?!”, nonostante la notte del sabato garantisse poche ore di sonno, nonostante il viaggio della domenica desse il colpo di grazia e nonostante arrivassi quindi al lunedì stremata, sì, ne è davvero valsa la pena.

E credo che lo stesso valga per tutti gli altri ragazzi, molti del quali per essere il sabato mattina in via Palermo dovevano affrontare viaggi anche più pesanti dei mio.

Eccezion fatta ovviamente per quelli di Roma, fortunelli loro, con il loro volto riposato e nessun treno da prendere.

Che poi ci rifletti meglio e pensi che tanto fortunelli non sono, visto che abitano a Roma, costretti a convivere con il traffico e con i “Marino dimettiti!” (ah no, quello non più), e ti ricordi di quanto si viva bene e di quanto belle siano le Marche.

Dopo ogni appuntamento di Classedem tornavo quindi più esaurita, ma anche più carica.

E sarà che oggi è stato l’ultimo, sarà l’emozione provocata dall’intervento dell’onorevole De Maria, emozionato a sua volta, sarà la primavera, fatto sta che oggi sono ancora più soddisfatta delle altre volte.

 

Mi piace pensare a questa scuola di formazione come ad un percorso, un percorso che non è finito oggi, ma che oggi inizia. Il concetto chiave è che Classedem ha saputo fornirmi una serie di strumenti, che ora sta a me utilizzare.

I vari relatori, attraverso i loro contributi, mi hanno fatto capire che devono esistere una serie ci precondizioni essenziali per fare politica: la passione, l’entusiasmo, la necessità di studiare, di tenersi sempre aggiornati, la collaborazione, l’aiuto reciproco, l’umiltà, la capacità di ascoltare.

E alla base di tutto c’è la formazione: non ci si improvvisa amministratori o dirigenti di partito. Ma non solo, ogni militante deve formarsi per dare il proprio contributo. Una formazione che non può venire solo dal Partito Democratico nazionale, ma da ogni regione. La rete è alla base di tutto: il nostro partito esiste solo se funzionano i circoli, le federazioni.

Un altro punto importante di cui non posso non parlare riguarda invece la visita costanti a Classedem del segretario nazionale Matteo Renzi. La mia personalissima opinione è che un suo saluto fosse quasi dovuto durante il primo appuntamento, per accoglierci e darci il benvenuto, mentre negli incontri successivi fosse il segretario stesso a capire l’importanza di un suo intervento alla scuola, per noi ragazzi ma anche per lui. Renzi chiedeva espressamente “domande cattive”, ma nonostante questo era circondato da giovani che lo acclamavano, in un’aula nella quale poteva dire tutto ciò che voleva, un’ottima vetrina del fine settimana.

Che sia così o meno, il nostro segretario va comunque ringraziato per ciò che ha fatto per la scuola e per la sua partecipazione continua.

Il bilancio di Classedem è quindi più che positivo, visto che inoltre in questi mesi ho avuto la conferma che il mio partito è formato da persone più che valide: gran parte degli ospiti intervenuti mi hanno reso fiera di militare in questo partito, dimostrandosi capaci e con ancora tante idee da realizzare.

Ma ho anche le mie perplessità.

La prima è profondamente legata alla mia militanza nei Giovani Democratici. Ho avuto più volte il sentore e la paura che la scuola fosse vista dalla cosiddetta classe dirigente come l’unico modo per crescere e formarsi nel partito, dimenticando quindi il ruolo della giovanile. Credo infatti che nessuna esperienza, di breve o lunga durata che sia, possa essere comparata o tanto meno possa sostituire l’adesione ai Giovani Democratici.

Essendo inoltre questa una scuola riservata agli under 35, avrei sperato in un maggiore confronto e in un maggiore coinvolgimento della giovanile con il partito. Non è scritto da nessuna parte, ed è anzi giusto e naturale, che un giovane che voglia militare nel partito debba necessariamente iniziare dai giovani democratici, ma vorrei che il ruolo di questa organizzazione fosse più chiaro, anche in queste occasioni di formazione. Vorrei che anche i Giovani Democratici prendessero una posizione, ad esempio organizzando noi stessi una nostra serie di incontri formativi, magari con l’aiuto del Partito, conservando comunque l’autonomia che ci caratterizza.

 

Una seconda perplessità sulla scuola riguarda le occasioni sprecate da alcuni relatori: non ho personalmente apprezzato alcuni interventi di queste settimane per il semplice fatto che non li ho trovati affatto formativi. Ho avuto la sensazione che non mi avessero insegnato quasi nulla, se non di votare per il Partito Democratico, cosa che tra l’altro suppongo tutti i presenti già facciano. Mi è dispiaciuto che un momento riservato alla formazione si sia invece rivelato un momento per un’inutile propaganda.

 

Al di là di tutto ciò, un punto positivo di eventi come questi che non va sottovalutato è il rapporto che si instaura tra i partecipanti: vedere che tanti ragazzi provenienti da tutta Italia hanno la tua stessa passione e la tua stessa voglia di imparare, aumenta la tua voglia di fare. Inoltre, la possibilità di confrontarsi con realtà diverse arricchisce entrambe le parti e accresce quindi il contributo che queste possono dare ai propri circoli. Per lo più, nel mio caso specifico, aver conosciuto meglio ragazzi provenienti dalla mia stessa delegazione credo possa svolgere un ruolo decisivo nella crescita del nostro partito regionale, grazie al contributo reciproco che ne deriverà a seguito di questi mesi insieme.

 

Riflettendo quindi su questa esperienza appena conclusa, alla domanda se la rifarei risponderei certamente sì, nonostante dubbi e fatica. Nonostante la scuola sia durata solo cinque fine settimana, sento infatti che sono molte le competenze che mi ha lasciato.

Non mi riferisco solo agli enormi contributi che ho ricevuto da interventi come quelli del ministro Martina, di Cuperlo, del professor Manes e di tanti altri.

Mi riferisco alla passione, alla voglia di mettersi in gioco e di migliorarsi che sento aumentate.

E questo è molto importante: è un bene per me, per il mio partito regionale e per quello nazionale, nonché ovviamente per i Giovani Democratici.

Proprio per questo la formazione deve essere alla base dell’agenda di un partito, proprio per questo mi sento veramente di ringraziare Andrea De Maria e Marcella Marcelli, i quali non solo hanno svolto un lavoro eccezionale nell’organizzazione di questa scuola, ma che hanno dimostrato in ogni occasione quanto credessero e quanto ci tenessero a questo progetto.

 

Poco fa ho parlato di un percorso appena iniziato: probabilmente quello appena concluso era il pezzo in discesa, e sicuramente quindi è da questo momento che devo darmi da fare. Il Partito Democratico mi ha concesso un’opportunità, ora sta a me e agli altri ragazzi della scuola di formazione sfruttarla a pieno, nonostante tutte le difficoltà che arriveranno, consapevoli che abbiamo i mezzi, le possibilità e che non siamo mai soli, ma circondati da una grande squadra.

Torno a casa quindi più motivata, più consapevole, più informata, pronta ad affrontare nuove sfide e con la voglia e la speranza di fare tanto.

 

Lucrezia Giancarli